La leggenda di san Cristoforo nel codice Dazi (Triv 92). Principi di ...

Il racconto del gigante che cerca Cristo e che infine lo porta sulle spalle in forma di un bambino gode di un'immensa popolarità nel medioevo. Nel Nord Italia circola un poema d'incerta struttura metrica (le forse originarie lasse monorime vengono trasformate in sestine, poi in ottave), che è attestato in cinque manoscritti quattrocenteschi e che entra presto nei canali della diffusione tipografica (Milano, Mantegazza, 1490 ca.). In questo contributo si vuole mettere a fuoco il dinamismo del poema su san Cristoforo: verranno analizzate le trasformazioni sia a livello testuale – l'aggiornamento della forma metrica, la suddivisione in Vita e Passio ecc. – sia a livello linguistico, dove si constata la conservazione di un registro sostanzialmente regionale e immune dai contemporanei tentativi di standardizzazione linguistica (in senso della koinè settentrionale o del toscano letterario) che segna i livelli culturali più elevati. In tale prospettiva diventa indispensabile però la disanima degli altri poemi contenuti nello stesso codice (come primo campione abbiamo scelto il Sant'Alessio e il San Rocco). La “lingua del Dazi" è caratterizzata infatti da due spinte complementari: il rispetto dei modelli volta per volta copiati e le abitudini e predilezioni del copista. L'edizione di una scelta di poemi agiografici contenuti nel codice Dazi dovrà rendere conto, quindi, delle tradizioni, in parte divergenti, dei singoli testi.