Spazi, lingue, identità e appartenenze: la frontiera secondo Francesc...

Ne "La frontiera rovesciata" (1997) di Francesco Burdin, testo-collage di materiali eterogenei (con un saggio introduttivo, quattro canzoni e una cantata, tre racconti e un aforisma), si indaga intorno al concetto mutevole di frontiera e alla dimensione plurilingue ad essa collegata. In alcuni di questi testi al pari dei racconti presenti ne "Ai miei popoli" (1987), si assiste ad un accentuarsi dell’interesse per la dimensione storica e linguistica degli spazi di frontiera che si prestano a essere terreno di verifica di una serie di giochi di prospettiva. In quest’ambito la narrazione intorno alla frontiera, al concetto di appartenenza e alla dimensione plurilingue diventano predominanti. Si assiste così alla tendenza, da parte di F. Burdin, di analizzare i confini esistenti tra spazi, lingue e punti di vista differenti. In questo senso, l’effetto ultimo di questa coordinata, la frontiera, intesa in termini concreti e metaforici, e nelle sue distinte ripercussioni in alcuni scenari storicamente e narrativamente codificati sembra farsi paradigma della condizione dell’uomo.